DALLA PANCIA DELLA MAMMA VEDEVO FUORI

Il bambino non si sbaglia. Sa tutto. Sente tutto. Vede fino in fondo ai cuori. Conosce il colore dei vostri pensieri
— Frederik Leboyer

Cosa pensi quando guardi un neonato, i suoi occhi brillanti? Questo esserino è veramente una persona? Può sentire e pensare? Purtroppo a lungo si è pensato ai neonati come dei ‘tabula rasa’ insensibili e solo negli ultimi decenni i ricercatori sono arrivati a ribaltare queste credenze.   In realtà i sensi cominciano a funzionare già dalle prime settimane di gestazione, per primo l’udito poi man mano gli altri. Negli ultimi mesi già si sogna. (link ad articolo epigenetica)

La cosa sorprendente, messa in luce da alcuni studi, è  che i bambini hanno memorie che risalgono al periodo prenatale, nel grembo materno, e non solo della voce e delle emozioni della madre, ma di quanto accade all’esterno compresi i sentimenti delle persone e ricordano l’avventura della loro nascita. Questo si spiega perché la percezione viene sempre incamerata dal cervello seppure in un tipo di memoria che è quella che fa sì che una volta imparato ad andare in bicicletta lo sapremo fare senza pensarci più e per tutta la vita.

Ricerche cliniche hanno evidenziato che l’utero non è solo la prima culla per il bambino ma è anche il suo primo vero mondo e il modo in cui egli lo sperimenta incide sulla formazione della sua futura personalità.” In altre parole, Il dott. Gino Soldera, fondatore e presidente dell’associazione nazionale di psicologia ed educazione prenatale, ci dice che le esperienze prenatali e della nascita costituiscono un bagaglio fondamentale per il nostro futuro sviluppo psicologico.

Interessante a riguardo è lo studio del dr. David Chamberlain, raccontato nel suo libro “I bambini ricordano la nascita” in cui documenta, attraverso numerosi resoconti, i ricordi riguardanti il momento del parto e il ritorno a casa. I racconti della madre e del figlio, raccolti in stato di ipnosi, possiedono una coerenza impressionante, tale da escludere invenzione o fantasticheria. Anche se raccontati da punti di vista diversi, come è ovvio che sia, i fatti coincidono in modo sorprendente.

Ecco le testimonianze di Linda e sua madre

Inizia il travaglio

Madre: mio marito non voleva credere che il travaglio fosse cominciato (…) Ero contenta che fosse giunto il momento. Mio marito mi ha accompagnata in macchina.

Linda: (la mamma) sta camminando … si siede dentro una macchina o qualcosa del genere. Sono in una strana posizione. Posso sentire le vibrazioni della macchina. È veramente scomodo perché io sono già in una posizione molto scomoda … sono tutta stretta.

In sala parto

Linda: credo che adesso sia sul lettino. La mamma ce l’ha con qualcuno, ma non con me. È arrabbiata. Penso con una donna, non con il dottore.

Madre: una donna sta gridando, in un’altra stanza. Continua a gridare e mi fa venire voglia di gridare! Ho i nervi a fior di pelle. (… )Volevo gridare e dirle di tacere!

Il parto

Linda: ho girato la testa, non so come (…)Il dottore mi mette le mani sulle tempie. Voglio che mi lasci. (…)Non sembrava molto gentile. Cercava solo di finire prima possibile. Poi tirava! (…) Mi ha tirata fuori (…)poi mi ha sculacciata – non molto forte – e mi sono messa a piangere. (…) C’è una macchina o qualcosa di simile..me la mettono sulla bocca, una macchina con un tubo bianco (…)Penso che servisse per tirare fuori della roba dai miei polmoni o qualcosa del genere.

Madre: (…)La testa della bambina è uscita. (…)Lui (il dottore) le ha messo un dito in bocca per tirarle fuori qualcosa. Poi l’infermiera gli ha passato una siringa bianca che lui le ha messo in bocca per aspirare dei liquidi. La bambina è nata e mi dice che è una bimba. È bello. Sono felice!

A casa

Linda: guardo all’interno dell’appartamento, stiamo salendo le scale … mi hanno messa in camera da letto. Non era solo mia … Sembra che ci siano altre persone. Stavo molto meglio lì che in ospedale.

Madre: avevamo affittato il piano superiore di una grande casa a Whittier. Mio padre e mia madre sono lì. Ted ha portato su la bambina (all’interno della casa) … Mio padre mi dice quanto è carina la bambina. Sembra molto orgoglioso. Ho messo la bambina nella culla. Era vicino al mio letto.

Quello che sorprende è come il ricordo della piccola Linda non riporti solo dei fatti, ma riporti anche la percezione degli stati emotivi propri ed altrui.

Anche il ginecologo giapponese Akira Ikegawa ha condotto un interessante studio su bambini tra gli uno ed i sei anni per verificare i loro ricordi prenatali e perinatali, riportato nel suo libro “Quando ero nella pancia della mamma”. Lo studio ha evidenziato che una significativa percentuale di bambini aveva ricordi della vita prenatale e del momento della nascita.

Ecco alcuni brevi resoconti:

“Dalla pancia della mamma vedevo fuori. C’erano alberi, case e luci. Era come una tenda e io giocavo. Dentro c’erano anche i pesciolini e giocavo con loro. Da lì le nuvole erano arancioni come il tramonto. Anche le strade erano arancioni. Mamma e papà davano carezze e colpetti alla pancia della mamma. E parlavano.” Ryuhsei Suzuki, 2 anni e 7 mesi. Sua mamma riporta: “Un giorno mio figlio ha iniziato a dirmi queste cose. Mi sono ricordata che, quando ero incinta, spesso la sera andavo a fare una passeggiata in un parco vicino al mare. Se chiudo gli occhi mi sembra ancora di rivedere il sole che tramontando tingeva tutto di arancio. Era bellissimo”.

“Mami era divertente vero? Tanto tempo fa hai guardato un film di paura in tv. Era tanto tempo fa. Lo stavi guardando con nonno e nonna. Io lo sentivo da dentro il pancione.” Kazuma Mukai, 4 anni. Sua mamma riporta: “Quando mio figlio ha fatto questo commento mi sono resa conto che, durante la gravidanza, guardavo in televisione con i miei genitori film ad ‘alta tensione’”.

“Quella roba verde gelatinosa è fredda, vero? Quando te l’hanno messa sul pancione ho fatto un salto!” Shintaro Saito, 3 anni e 3 mesi. Sua mamma commenta: “Aspetto il mio secondo bambino. Una volta ho portato Shintaro con me a fare un’ecografia di controllo, e il giorno dopo se n’è uscito con questa frase. Quando ci hanno comunicato che il suo fratellino è podalico, ha detto: ‘Io sono uscito prima con la testa’ , sebbene non l’abbia saputo da me. Dice anche cose tipo: ‘Ho aperto tutte le porte e sono uscito’”.

“Conosco questo posto. L’ho visto da dentro il pancione di mamma.” Ririko Akagi, 4 anni. Sua mamma commenta: “E’ quello che mi ha detto quando l’ho portata per la prima volta al parco dove ero solita passeggiare durante la gravidanza. Adesso è come se non ricordasse di averlo detto”.

I risultati di queste e altre ricerche nell’ambito prenatale e perinatale dimostrano la presenza di una mente consapevole, di una forma di coscienza, indipendente dall’immaturità dell’organo cervello alla nascita.

Questa prospettiva ci porta riflettere rispetto alle competenze e capacità dei neonati e rispetto alle nostre modalità di entrare in relazione con loro. Pensare che un neonato “non capisce” porta a relazionarci con lui in un certo modo, pensare che invece è una persona consapevole, un soggetto in grado, fin da subito, di percepire ciò che gli sta intorno, provare emozioni, sentire quelle degli altri, interagire, porta a tutt’altro tipo di relazione.

Per concludere: “le rievocazioni della nascita sono qualcosa di straordinariamente intimo e rivelatore e ci mettono a confronto con una insospettata intelligenza, suggerendo che i neonati meritano un nuovo status: lo status di persone coscienti. I ricordi della nascita ci comunicano che il bambino possiede una mente. Alcuni di voi troveranno inverosimile l’idea che i neonati siano così consci. Altri diranno: ‘L’ho sempre saputo!’” (David Chamberlain)


Bibliografia

Chamberlain D. “I bambini ricordano la nascita” ed. Bonomi, 1998

Ikegawa A. “Quando ero nella pancia della mamma” ed. Cairo, 2006

Verny T. “Vita segreta prima della nascita” ed. Mondadori, 1981

Laing R.D. “I fatti della vita” ed. Einaudi, 1978

Miller P.H. (2019), Teorie dello sviluppo psicologico. Il Mulino, Bologna.

Santrock J.W. et al. (2021), Psicologia dello sviluppo, McGraw-Hill, Milano.

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NEONATO ‘COMPETENTE’